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Microbi e alimentazione

Il nostro tratto gastrointestinale ospita ben 10^13-10^14 cellule batteriche, un valore che supera di circa 10 volte il numero delle cellule umane.

 

Molteplici studi hanno evidenziato un ruolo del microbiota intestinale - ossia l'insieme di tali microrganismi, comunemente chiamato flora intestinale - nella nutrizione e nel metabolismo dell’uomo.

 

Il numero delle specie che possiamo osservare nell’intestino varia grandemente e fra i principali tipi troviamo: Firmicutes, Bacteroidetes e Proteobacteria.

 

Il microbiota intestinale si sostenta grazie ai nutrienti che noi stessi assumiamo (carboidrati, proteine e lipidi) e da essi ricavano prodotti quali vitamine del gruppo B e vitamina K di cui il nostro organismo può beneficiare.

 

Inoltre tali batteri partecipano ai processi finali della digestione del cibo mediante la degradazione di composti (ad esempio pectine e amidi complessi) che normalmente il corpo umano non è in grado di metabolizzare.

 

La composizione del microbiota intestinale dipende, tuttavia, dalla nostra alimentazione. Esiste una correlazione ben precisa fra l’obesità e i microrganismi del tubo digerente.

 

È stato dimostrato, infatti, che una dieta ricca in zuccheri raffinati (tipica di pazienti obesi) comporta la prevalenza di Firmicutes nel nostro intestino. Questi batteri fermentano in maniera particolarmente efficace i carboidrati producendo acidi grassi a catena corta (SCFAs) fra cui i principali rappresentanti sono: acetato e propinato. Questi ultimi due composti possono servire come fonte di energia per gli eritrociti, ma partecipano anche alla sintesi del colesterolo, la sintesi di lipidi e la gluconeogenesi (processo attraverso il quale, in caso di necessità, un composto non glucidico viene convertito in glucosio).

 

 

Non a caso, quindi, l’incremento dei Firmicutes è stato osservato anche in pazienti con diabete di tipo 2.